La dispersione scolastica si concentra nel biennio delle superiori ed in particolare nella classe prima. Per esempio, in provincia di Como, alla fine dell’anno scolastico 2012-13, la percentuali degli studenti che avevano frequentato tale classe e che a giugno risultavano ritirati, trasferiti o che non erano stati ammessi all’anno successivo era pari al 21,5% degli iscritti, valore che poi si dimezza per coloro che frequentano le classi superiori. Dalle analisi è emerso che soggetti particolarmente a rischio dispersione sono quei ragazzi che cambiano scuola nel corso dell’anno. Questi spesso non possono essere seguiti costantemente da parte della scuola a causa della mancanza di risorse e ne consegue che diversi ripetano l’anno, innescando così un processo che li porterà ad abbandonare la scuola appena raggiunti i 16 anni.
Al fine di contrastare il fenomeno si vuole lavorare principalmente sullo spirito di gruppo fra i ragazzi stimolando forme di aiuto reciproco, anche al fine di innescare processi motivazionali.
Il progetto si distingue da quelle che sono le strategie fin qui utilizzate per contrastare la dispersione scolastica con l’obiettivo di favorire l’emergere di un ambiente in cui sia più facile imparare e nel contempo offrire agli insegnanti opportunità di formazione che decideranno se cogliere.
Il rafforzamento dello spirito di classe verrà perseguito attraverso una figura professionale, l’educatore coach, affiancato da un “Community raiser”.
Per il primo anno scolastico la sperimentazione avverrà su sei Istituti superiori, per poi ripetersi nel secondo anno di in ulteriori sei istituti, ampliando così la rete del territorio. La figura dell’educatore coach sarà occupata part time all’interno della scuola e seguirà in modo particolare le classi prime degli istituti. Questo verrà opportunamente formato sia sulle modalità di analisi delle caratteristiche relazionali delle diverse classi e sulla valorizzazione delle capacità di collaborazione presenti al loro interno, sia sulle risorse presenti nella comunità così da poterle mobilitare per elaborare risposte comuni alle esigenze specifiche dei singoli studenti.
Come prima fase di inserimento all’interno delle classi, l’educatore somministrerà agli alunni un questionario col fine di comprendere lo stile relazionale presente al suo interno, sia esso cooperativo, esclusivo, oppositivo, competitivo. A seconda del risultato sarà deciso come procedere per migliorare e/o potenziare la collaborazione della classe e le relazioni attraverso due potenziali linee di sotto-progetto funzionali a questa azione:
- Educazione inclusiva sarà diretto in particolar modo a quelle classi che hanno al loro interno almeno una persona avente disturbi specifici dell’apprendimento particolarmente gravi. Attraverso un approccio già implementato con successo, si vuole conseguire un duplice obiettivo: creare opportunità di inclusione per i ragazzi disabili e nel contempo migliorare lo spirito di classe con conseguenze positive anche sul rendimento scolastico degli altri studenti;
- Concorso “Non uno di meno” mette a disposizione delle classi che svilupperanno iniziative progettuali in cui vengano coinvolti tutti gli studenti che le compongono, sia i mezzi per la realizzazione concreta del loro progetto, sia la possibilità di ricevere risorse che potranno utilizzare l’anno seguente per vivere un’esperienza di classe.
Entrambi hanno l’obiettivo di rafforzare lo spirito di classe e sviluppare alcune soft skills come la capacità di lavorare in gruppo e di problem solving. La realizzazione di queste attività verrà accompagnata dalla creazione di strumenti di monitoraggio che possano generare tempestivamente indicazioni circa le assenze, le insufficienze, i provvedimenti disciplinari (note e sospensioni) e gli abbandoni sia delle classi che parteciperanno alle sperimentazioni sia delle altre, così da potere sviluppare delle analisi comparative.
Inoltre, l’educatore coach avrà il compito di cogliere i differenti sintomi del disagio, che hanno ripercussioni sull’andamento scolastico. La sua formazione sui diversi servizi del territorio gli permetterà di poter direzionare il ragazzo al miglior ente affinché si possa rispondere tempestivamente al bisogno manifestato.
Al termine del primo anno di sperimentazione, verrà avviato anche un corso di coaching per i docenti che desidereranno approfondire il tema dello spirito di squadra, mantenendo una linea educativa e comportamentale unica all’interno delle classi. Gli stessi docenti avranno potuto sperimentare l’impatto positivo dello sviluppo delle competenze non cognitive nel perseguimento degli obiettivi accademici e verrà data loro la possibilità di partecipare a momenti formativi su come implementare all’interno delle loro classi alcune tecniche che gli allenatori utilizzano per rafforzare lo spirito di squadra.
Infine, le scuole verranno dotate di Community raiser a tempo parziale per due anni affinché assistano gli istituti nelle attività volte a valorizzare gli incentivi recentemente introdotti dal governo e per supportare i ragazzi del concorso “Non uno di meno” nell’attivazione della comunità per il sostegno dei propri progetti. In questo modo, sarà possibile attivare l’intera comunità a sostegno dei progetti della scuola, dei ragazzi e mantenere un continuo supporto anche a termine del progetto.